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Circo, se la tigre dà i numeri

 

 

L’incidente avvenuto a Scalea, dove il figlio di Moira Orfei e un domatore del circo sono stati aggrediti da una tigre, ridà fiato alle associazioni – in particolare antivivisezione (Lav) e il Wwf – che da anni si battono per un circo senza animali e che ora trovano una valida sponda in due proposte di legge presentate alla Camera da Alleanza nazionale e dai Verdi. Unico l’obiettivo: vietare l’impiego di qualsiasi animale nei circhi, con sanzioni severe per chi sgarra, come la sospensione della licenza, una multa fino a 100mila euro e la reclusione fino a quattro anni a seconda della gravità del reato commesso. Da oltre un ventennio, sottolineano i primi firmatari delle proposte, Antonio Pezzella e Luana Zanella, la questione dell’uso degli animali negli spettacoli circensi «è oggetto di attenzione pubblica e di critica», perché la sensibilità dei cittadini «nei confronti del benessere degli animali è andata via via crescendo». Ed è ora, sostengono, di cambiare radicalmente fisionomia al circo. Stop agli animali dai circhi, dunque, ma, al tempo stesso, via libera alle campagne di promozione per gli spettacoli circensi senza animali e ai sostegni economici, in parte già previsti dal «fondo unico per lo spettacolo». In Italia, dove c’è la più alta concentrazione di imprese circensi europee, il circo soffre una crisi che si fa sempre più acuta: il pubblico si allontana, gli incassi diminuiscono, la popolarità degli spettacoli con animali è in costante declino. «A parte i pochi e famosi nomi – affermano alla Lav – il panorama del circo italiano è rappresentato da una miriade di piccoli impresari, complessivamente il totale delle strutture non supera le 100-130 unità. Quella dei circhi con animali è un’attività obsoleta che riesce a sopravvivere soltanto grazie ai cospicui finanziamenti pubblici, e che registra un crollo verticale del pubblico pagante». «Lo spettacolo – spiegano – è basato su una continua violenza sugli animali: dalle condizioni di detenzione in spazi ristretti, catene e gabbie, al trasporto in carrozzoni, per finire all’addestramento eseguito anche con bastoni e fruste». Si stima che in Italia siano almeno un migliaio gli artisti a quattro zampe costretti a questa vita. In molti casi si tratta di animali cosiddetti pericolosi, tenuti prigionieri grazie a una recente modifica pro-circo della legge 150/92 che ne vieta la detenzione. Così bisonti, ippopotami, elefanti, tigri, leoni, orsi, coccodrilli e tanti altri, abbruttiti dalle allucinanti condizioni di detenzione, attraversano il nostro Paese e costituiscono anche un rischio per la popolazione, come dimostrano le decine di incidenti avvenuti negli ultimi anni e riportati nel dossier Lav, disponibile sul sito www.infolav.org, alla voce «le nostre campagne».

 

Da Il Mattino del 26-07-06

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