E’ tempo di bilanci per la rassegna cittadina che ha fuso spettacoli di teatro, danza e circo contemporaneo
PiùFestival, luci ed ombre
Un progetto intelligente. Ma è mancato il pubblico «popolare»
Dai pupazzi animati
di Tranter all’hip hop
dei Käfig, dalle danze
acrobatiche di Rigal
al grande Delbono
Si è chiusa nei giorni scorsi, dopo un mese di spettacoli, la prima edizione di «PiùFestival”, il nuovo progetto firmato da Gigi Cristoforetti che ha sostituito del Circo Contemporaneo. Festa che negli anni scorsi aveva caratterizzato positivamente l’estate bresciana con grande riscontro di pubblico e con notevole interesse anche da parte della stampa nazionale.
In sede di bilancio si può dire che nella nuova manifestazione ci sono state luci ed ombre e, a questo proposito, vale le pena di fare qualche riflessione.
L’idea di fondo del progetto era quella di uscire dall’ambito del circo contemporaneo per lanciare uno sguardo su quanto avviene sulla scena contemporanea a livello di teatro, di danza, di performance… all’insegna di un’interdisciplinarietà che avrebbe dovuto rappresentare il collante, il filo rosso di tutti gli eventi di «PiùFestival», in una sorta di con-fusione dei linguaggi che voleva anche essere il senso profondo della manifestazione. E si sono visti spettacoli di grande interesse che è stato davvero positivo portare a Brescia: penso, in particolare, agli inquietanti pupazzi animati di Neville Tranter, alla danza acrobatica di Pierre Rigal in «Erection», all’ hip hop rivisitato da Mourad Merzouki della Compagnia Käfig, alle improvvisazioni di Virgilio Sieni alle prese con le «Variazioni Goldberg» e, in ambito teatrale, al sempre straordinario Pippo Delbono che ci ha proposto la confessione spudorata di «Racconti di giugno».
Gigi Cristoforetti è del resto bravissimo – lo sappiamo da anni – nell’andare a scovare quanto di nuovo si agita sulla scena internazionale proponendo, spesso con largo anticipo, quello che poi diverrà di moda. E tutto questo è da ascrivere all’attivo.
Quanto alle «ombre» si deve dire che «PiùFestival» non è riuscito a proporsi alla città con un’identità chiara e questo ha influito negativamente sulla risposta del pubblico, risultato inferiore di numero e più settoriale rispetto a quello che seguiva del Circo. Ci sono stati più giovani, ma meno famiglie. È mancato insomma quel pubblico popolare, che frequentava con tutta la famiglia gli chapiteau del Parco Castelli.
Parlando di identità chiara della Festa del Circo s’intende dire che l’oggetto della rassegna era ben definito e tra gli spettatori e gli organizzatori si era stabilita una fiducia molto positiva, testimoniata anche dall’alto numero di abbonamenti che venivano sottoscritti. Qui invece la proposta è stata più complessa, più sfumata, più «con-fusa» e questo ha rappresentato un ostacolo a muoversi dentro il programma ed a scegliere cosa vedere.
C’è da dire che sono intervenuti anche alcuni fattori «esterni» negativi, come la sovrapposizione nella prima parte del festival con «Le DieciGiornate di Brescia» (per una città delle dimensioni della nostra due manifestazioni così ricche di eventi in contemporanea non sono sostenibili) o come la scelta dei luoghi in cui presentare gli spettacoli, che non si è dimostrata particolarmente felice.
Detto questo, non è però il caso di rimettere tutto in discussione: che sia del Circo o «PiùFestival», Brescia ha bisogno di questo tipo di manifestazioni e, con qualche aggiustamento di rotta, si può guardare con fiduciosa attesa alla prossima edizione.
Francesco De Leonardis
Da BresciaOggi del 12-07-06
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