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MOIRA SFIDA BARBARA D’ URSO: “SONO IO LA REGINA DEL CIRCO”

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IERI SERA E STATO PRESENTATO IL PALINSESTO AUTUNNALE DI CANALE 5 CHE PREVEDE DA SETTEMBRE  “CIRCUS”

E MOIRA ORFEI SORRIDENTE DICHIARA IO IN UN REALITY CI VIVO DA OLTRE 50 ANNI E LANCIA UN MESSAGGIO SFIDA A BARBARA D’URSO REGINA DEL CIRCO IN TV.

SARA’ DIVERTENTE PER ME VEDERE VALERIA MARINI SUI TRAPEZI E TRA TIGRI ED ELEFANTI E MAGARI IN SCUDERIA AD ACCUDIRLI FINALMENTE POTRO ASSISTERE AL PIU’ GRANDE SPETTACOLO DEL MONDO… VIP. TRA I MAESTRI DEL NUOVO REALITY DI CANALE 5 STEFANO ORFEI NONES… E I GRANDI MAESTRI DEL CIRCO DI MOSCA.

 

Moira nel suo film documento di Carlo Bevilacqua e Francesco di Loreto Moira Orfei Amore e Fiori racconta la sua vita nel circo a pochi giorni del nuovo reality di Canale 5 Circus, vip al circo 24 ore al giorno per due mesi, io vivo da oltre 50 anni in una roulot, tra i cancelli del mio circo ho girato il mondo oltre 2000 piazze, per oltre , 200.000 rappresentazioni 1 milione di manifesti, il circo è un mestiere difficile, rischioso, fatto di sacrifici di giorno e di notte insieme ai propri artisti operai ed animali… ogni giorno un  fatto nuovo, in ogni istante un problema da risolvere, e ogni settimana un nuovo panorama si propone ai miei occhi, tutto questo per 2 ore di divertimento, sono stata applaudita da oltre 600.000.000 di spettatori.

Icona pop degna di Andy Warhol, regina degli elefanti e del kitsch più sregolato, Moira Orfei ha accompagnato l’immaginario infantile di numerose generazioni e attraversato una porzione di storia del costume e del cinema italiano. Carlo Bevilacqua e Francesco Di Loreto realizzano con Moira Orfei, amore e fiori, presentato in occasione del V° RomaDocFest, il ritratto di un personaggio eclettico e misterioso, la cui inconfondibile maschera, ormai da decenni, ci sorride beffarda dai manifesti che adornano periodicamente le nostre città.

La policroma carovana on the road del circo Orfei non conosce limiti geografici né si spaventa di alcun tipo di diversità culturale, merito anche del sangue gitano che scorre nelle vene della sua indomita condottiera. Il racconto in prima persona della protagonista spazia dalle vicende personali ai racconti di viaggio più avventurosi (uno su tutti: il rocambolesco ritorno da una tournée in Iran) e ripercorre una sapida fetta di cinema italiano: dal peplum al cinema d’autore, da Gli amori di Ercole all’incontro con Germi, Fellini, Mastroianni e Gassman.

Scoperta e lanciata da Dino De Laurentiis, che ne ha plasmato il look e il trucco a prova di ogni tipo di intemperie, Moira Orfei è creatura di celluloide, icona gay, moglie fedele, madre affettuosa, generale di ferro di un universo circense altrimenti disomogeneo e indisciplinato. Mentre ori, specchi e soffici cuscini di raso accompagnano il vivace storytelling, emergono anche i resoconti di incidenti e aggressioni di fiere in cattività Moira parla del mondo del cinema con piglio severo, criticandone il sistema di raccomandazioni e la sostanziale assenza di onestà, connaturata alla mancanza di un reale rischio, caratteristica invece di un mondo, talvolta spietato e crudele, quale è quello del circo.
Brevi intermezzi notturni con funamboli sotto la luna, tendoni e roulotte parcheggiate, intrecci di cavi ancorati ai rispettivi picchetti, costruzione e decostruzione del baraccone dei sogni, punteggiano il racconto, e se non manca qualche ricercatezza visiva, come il tramutarsi di una pellicola in moviola in immagine proiettata, ciò che affascina è soprattutto il tortuoso e frenetico monologare di Moira, assoluta protagonista del documentario. Audio e video sono invero molto curati, anche se c’è qualche fermo immagine traballante di troppo, fattore determinato con tutta probabilità dalla penuria di materiale fotografico di scena e dalla difficoltà di ottenere i diritti necessari a mostrare i frammenti dei film.
Anche se in più di un’occasione sfiora l’agiografia pubblicitaria,
Moira Orfei, amore e fiori realizza un ritratto coinvolgente di una personalità apolide e più che mai dedita ad alterità e multiculturalismo all’interno di una selezione piuttosto seriosa (e come poteva essere altrimenti?) improntata all’indagine sulla diversità e il suo ineffabile relativismo, l’inserimento di un documentario su “Moira degli elefanti” poteva rivelarsi un passo falso, il discorso sull’ “altro” rischiava infatti di tramutarsi in un elogio morboso, e magari fuori luogo, della diversità come freak show, mera esibizione di creature insolite e eccezionali. Ma l’idea che Moira Orfei possiede della diversità fuga ogni dubbio, e “la regina” ci lascia di stucco quando afferma, con disarmante semplicità: “quello che alla gente fa paura, a me mi fa ridere”.

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