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Stampa: Lascia la gelateria e diventa giocoliere

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Levis, originario di Roncan di Ponte nelle Alpi, ha abbracciato la creatività di un’arte che mescola clowneria classica e teatro fisico

 

Lascia la gelateria e diventa giocoliere

 

«È un mondo diverso che mi dà più libertà». Ed è diventato talmente bravo da aver ottenuto una docenza

 

Meglio la strada di una gelateria: deve essersi detto così Mario Levis il giorno in cui ha deciso di fare il giocoliere. Stare dietro il banco dalle parti di Wuppertal, come tanti altri emigranti, sarebbe stata meno libera e Roncan, il paesello di famiglia fra Cadola e il Nevegal, troppo piccolo di fronte al mondo. Campa con la libertà che può dare l’arte del giocoliere, lanciare in aria clave e palline, diventare mimo all’angolo della via, indossare la maschera di un qualunque Pierrot. E dormire in un camper, come tanti che amano l’arte della clowneria.

In qualche modo proprio , dov’è stato da bambino, gli ha aperto questa strada. Prima di diventare il performer teatrale e circense che è, il ventiquattrenne bellunese è andato alla scuola di Thomas Diaez, a Dusseldorf. E poi a quella del giocoliere americano Jay Gilligan, che partecipa alla più grandi rassegne di circo internazionale contemporaneo, come quella che si terrà a Grugliasco il 22 giugno. Ha imparato dal clown brasiliano André Casaca, al Ridotto di Bologna. Torino è stato l’approdo finale di un percorso di ricerca, quell’Atelier Teatro Fisico che un altro americano della strada, Philip Radice, allievo dei più grandi artisti californiani e di Caux, ex docente della Scuola internazionale francese intitolata al mimo per antonomasia Marcel Marceau, ha fondato una decina d’anni orsono nella città della Mole Antonelliana.

Mario Levis, iscritto al secondo anno di una scuola frequentata da giovani di tutta Italia, è diventato talmente bravo che ha avuto un incarico per quest’anno di docente di giocoleria. Nel suo stesso corso studia anche un cadorino di Tai, Pierpaolo Nuzzo. Il mondo del circo s’intreccia con arti più tradizionali, come il teatro, la danza, la musica e il canto. «E’ difficile spiegare perché ho scelto questa vita, di sicuro è un mondo diverso, lontano da un sistema rigido, che mi dà più libertà di espressione». Al giocoliere in gamba non possono mancare almeno otto ore di studio e di allenamento, se vuole stupire quando in una piazza apre la valigia e tira fuori gli attrezzi o si esibisce con un salto mortale o una ruota, pedala su di monociclo e cammina su una sfera. E all’insegnante che si rispetti serve una pedagogia che sappia trasmettere sempre figure nuove, quelle che nell’aria gli spettatori possono scorgere.

Un mese fa Mario Levis ha dato un saggio di sé allo Spazio Giovani di Borgo Pra nello spettacolo Disequilibri musicali, in cui appunto è emersa questa commistione fra la clowneria classica e il teatro fisico che integra diverse discipline, facendo del giocoliere e del clown un attore capace di improvvisare e cambiare scena e non un semplice Scaramacai.

Flavio Olivo

 

Da Il Gazzettino del 12-06-06

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