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Stampa: I baby artisti: scuola, pallone e un’ora di trucco

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Bambini in carovana

 

I baby artisti: scuola, pallone e un’ora di trucco 

Al seguito la scuola con tre insegnanti che curano l’istruzione dei più giovani, con particolare attenzione alle lingue straniere

 

La grande famiglia internazionale che compone questo circo dei tempi moderni è un mix multietnico: vive pacificamente, si allena, si trucca, si esibisce, talvolta si innamora. A Milano, gli artisti del Cirque, abituati ai grandi alberghi, alloggeranno al Residence Melia, in zona Fiera. In questa città viaggiante, dove si cena tutti insieme su tavoli personalizzati con foto dall’album privato, lo spazio è prezioso e persino i camerini in miniatura diventano bauli da trasportare. Al seguito la scuola con tre insegnanti che curano l’istruzione dei più giovani fino ai 18 anni, con attenzione particolare alle lingue straniere. I cuochi, tre fissi due ingaggiati sul luogo, sono a modo loro acrobati, per adattarsi alle esigenze di questa famiglia allargata che comprende molti bambini. Nikita, Milan, Timophey, Vika, Herlen, Anastasia, Paulina, Alina, Karina e Leana sono i figli di «Alegría», nati nel corso della vita errabonda dello spettacolo, dal debutto nel ’94.

La più piccola è Herlen, due mesi e mezzo, figlia del gigante mongolo Tamir che di «Alegría» è una colonna, tanto da aver dato il nome al suo personaggio, un mago buono che interviene al momento giusto: la sua Herlen è nata fra il tour del Giappone e le recite alla Royal Albert Hall di Londra. Ma la star dei piccoli è Nikita Moiseev, 10 anni, che all’inizio dello spettacolo saluta il pubblico con un festoso «Benvenuti a Place Alegría». Padre e due fratelli impegnati nello show, è russo d’origine ma nato a Manhattan. Da grande, il suo sogno è diventare una spia per l’Fbi, o un pompiere. Con disciplina, si piega al ritmo quotidiano: mattina libera, alle 13 arrivo al Big Top, pranzo, scuola dalle 14 alle 19, mezz’ora d’aria per il Game Boy o il pallone. Poi un’ora di trucco in cui la madre Irina lo trasforma in un piccolo clown.

Il trucco è una fase delicata per tutti e fa parte del lungo training da superare se si vuole entrare nel Cirque: a Montréal c’è un vivaio di talenti che attendono, per uno o più anni, di essere ammessi a uno spettacolo in tournée. Là i segreti del trucco si apprendono per gradi, ogni passaggio viene fotografato e inserito in un book custodito dall’artista. Un apprendista realizza il maquillage in tre ore, uno più esperto impiega un’ora, una sorta di meditazione prima dello spettacolo. Nella tenda-palestra adiacente al palcoscenico c’è un angolo per i due fisioterapisti e il massaggiatore, una zona per cambiarsi, un angolo relax in cui gli artisti seguono lo spettacolo da una tv a circuito chiuso. Ogni sera lo spettacolo viene registrato e poi visionato per snidare gli errori. Al Cirque la perfezione è di casa.

(v. cr.)

 

Da Vivimilano.it del 20-02-06

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