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Stampa: A Jesi grandissimo successo de “Cirque Eloize”

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ALTRA SCENA

 

Kafka incontra dels Baus “Metamorfosis” dentro il cubo

 

di CLAUDIA GENTILI

 

SERVE un cielo grande grande e accogliente come quello notturno, per contenere l’amore e i suoi sogni, le sue speranze per il futuro. Perché di amore si tratta quando si parla di Nomade. La nuit, le ciel est plus grand arrivato in scena al Pergolesi di Jesi sabato e riproposto ieri in doppia replica. Dopo aver entusiasmato Milano, Roma, Bologna, a Jesi il pubblico ha risposto con tre sold out, applausi, esclamazioni di stupore, risate e tre chiamate fuori per i 18 artisti della compagnia (acrobati e musicisti). Professionisti versatili che spaziano tra le discipline circensi. Tutti fanno tutto. Vengono da diversi Paesi e insieme viaggiano nel Cirque Eloize , compagnia di Montreal che insieme ai più noti colleghi del Cirque du soleil, negli ultimi anni ha innovato la dimensione circense spostandola dentro i teatri. L’incontro tra l’intimità di questi ultimi e l’esuberanza della prima, scatena la scintilla del nouveau cirque . Nomade è il racconto di un amore. Cercato, sognato, trovato. Il Cirque Eloize lo racconta in due tempi che volano via agili come gli artisti in scena e si conclude con una brillante festa di matrimonio balcanica, sotto una lieve pioggia e figure in controluce. Due tempi di esibizioni acrobatiche, contorsonismi, evoluzioni in sospensione, suggestioni tra danza e gesto atletico, canzoni, balli. Momenti vitali di una festa circense, cuciti tra loro da siparietti di avanspettacolo. Si ride. Ci si abbandona a uno sguardo dolcemente retrò. C’è la poesia di Fellini nel pensiero di questo spettacolo. Sarà perché a dirigerlo è l’italo-svizzero Daniele Finzi Pasca , che sta lavorando anche alla performance conclusiva di Torino 2006 . Abiti scuri a fiori rossi leggeri. Casacca bianca, pantaloni neri e bretelle. Piedi nudi. I corpi volano da una piramide umana all’altra. Si sfidano all’evoluzione aerea più ardita. Spettacolare l’esibizione di giocoleria, prima a tre, poi a crescere con più e più persone, in coreografie fitte di lanci, intrecci, cambi, movimenti. Suscita meraviglia la contorsionista che al candore della luna fa le abluzioni passandosi la spugna sul corpo con i piedi. Come suscita meraviglia il percussionista che la accompagna, rivelandosi poi anche una specie di Yuri Chechi nero. Corpo scolpito, gesti calmi e precisi agli anelli, domina la gravità con la forza di dorsali e concentrazione. La luna gigante gli fa da sfondo. «Vi state divertendo? – chiede la trapezzista sospesa a da terra in un affascinante italiano alla francese – E voi lassù (rivolta ai loggionisti, ndr ) tutto bene? Mi vedete?». Ondeggia, fa capriole, scivolate, sempre incollata al trapezio, come un uccellino. «Aspetto il mio amore. Verrà a prendermi e mi porterà via. Anche mia madre è stata rapita. Anche mia nonna. Non perdete mai il filo rosso, quello che si vede all’orizzonte quando una storia d’amore sta per cominciare». Forse è lei, l’amata Sofia per cui si fa Nomade . O forse, non importa in quale corpo o in quale terra si nasconda. Il prossimo spettacolo a Jesi è Noche en l’Habana col Ballet de cuba , l’11 e 12 febbraio. Info 0731.538355

 

Da Il Messaggero del 30-01-06

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