Quando Buffalo Bill si esibì a Brescia con 500 cavalli e 800 uomini
ANTICHI DIVERTIMENTI E NUOVI (MAGRI) BUSINESS: VIAGGIO NEL MONDO DEGLI SPETTACOLI VIAG GIANTI
«Gran Circo Olimpico in Piazza Vecchia a Brescia: equestre compagnia diretta dal maestro Carlo Ferroni, con l’arabo Mocchammed Ben Cluissin Mustafà ed il primo Grottesco a Cavallo e celebre danzatore sulla corda tesa». Così un volantino dei primi anni dell’Ottocento annunciava uno dei tanti spettacoli che circensi, teatranti, burattinai e saltimbanchi tenevano nelle piazze della città. Solleticando la memoria storica, si ritrovano immutate nel circo e nelle fiere le atmosfere del teatro di strada, delle lanterne magiche sparse qua e là nei Luna-park e dei palcoscenici ambulanti che animavano i vicoli di un tempo. Mestieri che non si inventavano, ma si tramandavano e si tramandano ancora oggi di generazione in generazione, con sacrifici e con passione, in un continuo vagabondare in luoghi diversi: ad ammirarli stuoli di bambini e giovani, che sotto quei tendoni incantati restavamo travolti dallo stupore. Spettacoli forse oggi non più immaginabili, come quella «Esposizione galleria zoologica con grande famiglia di coccodrilli vivi» tenutasi «sulla Piazza del Broletto di Brescia» nel 1862, con l’intervento del celebre domatore bresciano Benedetto Advinent a mostrare agli increduli cittadini – così la pubblicità del tempo – «quelli esemplari di cui tutti i giornali di Francia hanno parlato». Gli spettatori non mancavano mai: sono presenti in massa, con curiosità e qualche diffidenza, ad accogliere la lunga carovana, formata da quattro treni speciali, 500 cavalli ed 800 uomini, che portò in città nel maggio del 1906 lo spettacolo di Buffalo Bill: per l’occasione, in Piazza d’Armi venne montato un vero e proprio villaggio western, fra baracche di legno e tende indiane. Due sole repliche, 12.000 posti a sedere per il «Buffalo Bill Wild West Show» che attirò migliaia di persone, anche perché, come recitavano i giornali del tempo, «la reclame veramente americana che è stata fatta da due o tre settimane ottiene l’immancabile effetto» ai vigili urbani il compito di vegliare sull’imponente afflusso e, come suggeriva ironicamente la stampa locale, sui «rivenditori di dolci e bibite che accorrono, giacchè l’occasione è propizia, a sfruttare un pochino l’America». Circhi e spettacoli si alternavano alla tradizionale fiera, che gli Statuti della città del 1252 già ricordano nelle edizioni della Fiera del Brolo e del Castello, oltre a quella che si teneva presso Ponte Mella, preso San Giacomo, fra il 25 luglio ed il 15 agosto. Quest’ultima si trasferirà in Campo Fiera, con un decreto della Serenissima Repubblica Veneta che ne fissava la data di svolgimento fra il 6 ed il 18 agosto di ogni anno. I mercanti dovevano affittare gli appositi “casotti” e parteciparvi con le loro “botteghe ben fornite”: già nel 1612 il luogo veniva adornato da “due copiosissime fontane e due porte di sasso piramidale”. Accanto ai commercianti, giostre e spettacoli: nell’Ottocento si ricordano il circo con la «donna pantera» e quella «colosso», «i cavalli fenomeni», con la città a spostare in quelle settimane il proprio baricentro ludico fuori le vecchie mura. E nei primi anni del Novecento i giornali parlano di tram presi d’assalto dalla folla, pronta a gustarsi «il grande cinematografo all’aperto Kullman, il serraglio delle bestie di Nouma Hawa ed una bellissima giostra di automobili». Spazi e vie trasformate in paese dei balocchi, fra sogni ad occhi aperti e colorati tendoni, «la cui disposizione, la sera, piace assai». Vi compare pure un primo Luna Park, con quelle montagne russe che, nel 1908, vengono descritte «lunghe 150 metri con ondulazioni più o meno alte, percorse da un carosello andata e ritorno, lasciando un po’ di brivido». Il territorio bresciano vanta una lunga tradizione di burattinai, oggetto di recente di meritevoli operazioni di recupero di maschere e copioni, di repertori e biografie, che ha consentito di conoscere più da vicino queste straordinarie vicende di lavoro e di sogno. Notissima era la Compagnia Muchetti, le cui origini risalgono alla metà del Settecento e la cui storia si è dipanata attraverso l’avvicendarsi di generazioni sino all’ultima recita, risalente ormai all’anno 1968. E così pure la Compagnia di Sandro Costantini, burattinaio bresciano del XX secolo – cresciuto in Borgo Trento – erede di una dinastia di “gente di teatro” che affonda le proprie radici nel Seicento. Delle due Compagnie di burattini sono stati recentemente editi documenti e diari: ne certificano i fasti e la caduta. Per lo stesso motivo: così scrive Giuseppe Muchetti nel suo diario: «Maledetta televisione, rovina completa dei poveri artisti di qualunque sia il genere che per tanti secoli sostennero con onore l’arte». Sono le stesse, sconsolate parole di Costantini: «Questa televisione ci ha rovinato». Ma il circo, il Luna Park e le fiere mantengono inalterato un ulteriore charme: quello dell’affascinante, duro mistero dei loro lavoranti.
Marcello Zane. “Il Giornale di Brescia”, 22/7/2005.
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