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Moira Orfei: «Sono una zingara di successo»

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Moira Orfei: «Sono una zingara di successo»
Moira degli elefanti, inossidabile paladina del circo

di Nicoletta Martelletto

 

Vicenza.
La dama dello chapiteau riceve solo in prossimità dello spettacolo: quando l’adrenalina della pista fa splendere i suoi occhi da zingara e tintinnare i pendenti di cristallo. Moira Orfei sarebbe piaciuta a Salgari: intrepida, irruente, sensuale e sinuosa come un’orientale. Il suo sangue romagnolo non mente l’intraprendenza quando minaccia: «Gliela faccio vedere a Veltroni, porto le mie tigri in Campidoglio». Moira è a Vicenza, al Foro Boario, fino al 2 novembre, col suo circo di 180 uomini e 100 animali. Due spettacoli al giorno da domani (oggi unico alle 21), per la 44esima stagione ininterrotta nel tendone e prossima ai 50 anni nel mondo dei lustrini.
Un volto che è un’icona: noto in tutto il mondo, specialmente in Iran, quando nel ’77 intervenne il ministero degli Esteri a salvare zoo e artisti bloccati dalla rivoluzione anti-scià. Un volto che potrebbe aver ispirato anche il regista del sequel dei Blues Brothers, in quella regina piumata della sfida musicale in Louisiana.
Moira è sopravvissuta a tutto: fame, freddo, polemiche, ricorsi al Tar (la piazza di Modena le è stata interdetta per intervento degli animalisti), incidenti stradali. Di quello del 2002 porta ancora tracce, dopo due interventi seri: «C’ho ’sto menisco che mi dà ancora problemi, ma io voglio tornare a correre con i miei elefanti, perchè lei non sa, ma loro fanno un passo e te ne devi fare dieci per stargli dietro».
Moira ha 73 anni e lo sprint di una ventenne. Nata per caso a Codroipo, mezza bolognese e mezza lombarda, ha sposato giovanissima Walter Nones, montanaro di Sedico con la malattia del circo. In curriculm tv e tanto cinema: 47 film con gladiatori, sceicchi, mafiosi, anche con i grandi come Totò, Risi, Gassman, Manfredi.

Vorreste fare il Natale a Roma ma vi negano gli spazi: ce l’hanno con voi o adesso va di moda solo Le Cirque du Soleil?
«Non vogliono bene agli animali, ecco la verità, mentre noi nel nome dei bambini continuiamo a difendere il nostro circo. Sono andata a vederla la concorrenza, quel circo nordico du Soleil ma è per gli adulti, c’erano tre bambini e si annoiavano. Coreografie e acrobazie non bastano, i piccoli ci chiedono gli animali perchè non li vedono da nessuna parte. Io vado in Campidoglio, eh, glieli porto là i miei animali, non è possibile rovinare la vita a 125 circhi italiani, ci sono cinquemila famiglie che di questo passo rischiano la strada. Favoritismi? Non mi faccia parlare…».

Una qualche ragione i difensori degli animali ce l’avranno.
«Ma guardi che mio cugino Nando ha provato col circo senza animali ed è fallito, ha fatto lo sciopero della fame, gli animalisti gli avevano promesso aiuti, e guarda un po’… Ci hanno vietato gli scimpanzè, va bene, e li hanno fatti morire fuori nelle gabbie: io dico che stavano meglio con noi che li trattiamo come fossero persone di famiglia. Gli animali qui sono amati, i miei elefanti hanno l’intelligenza di un bambino, guai a picchiarli. Le tigri, ho 15 cuccioli, sono tutte nate in cattività, la frusta non si usa, mio figlio Stefano le sta tirando su una ad una con una pazienza… Ma lo sa che io ho 15 cani raccolti in autostrada d’estate da quegli incoscienti che li abbandonano? Vadano là a protestare gli animalisti».

Il suo spettacolo invece…
«Bellissimo, abbiamo tante donne russe, non c’è un susseguirsi di numeri, c’è una storia. Ho scritto al Parlamento: inviteremo deputati e senatori a Roma, perchè a Roma noi ci andiamo, vedrà».

E adesso ci sveli il segreto della sua freschezza, inalterata da mezzo secolo. Com’è la sua giornata?
«Io sono tutta naturale, lo giuro, la mia faccia non l’ha toccata nessuno. Sono una zingara dalla pelle scura, il trucco mi aiuta, dormo bene la notte, sono serena di natura. Pensi che un amico mi ha voluto far conoscere un chirurgo plastico: mi ha cacciato via, “lei è pazza resti così” mi ha detto. La mattina mi alzo non prestissimo, vedo le prove dei ragazzi, mangio, mi preparo, faccio lo spettacolo quando sto meglio di adesso. La gente vuol vedermi e mi accoglie con un’ovazione e li ringrazio ogni volta di tanto affetto. Ma se vuole le racconto due pettegolezzi…».

Sono qui tutta orecchi.
«Io già a 12 anni mi pettinavo e truccavo come una star. Mi piaceva. E mi piace ancora: Walter Nones, mio marito, ha quasi litigato in pista con uno che diceva “ma quella è la figlia di Moira”, e lui “no è mia moglie”, e l’altro “ma va’ matto”. Quando vado nei negozi con la mia amica Manuela, lei sta fuori a raccogliere i commenti e dicono “ma la Moira è rifatta, è impossibile sia così”. Ma quale rifatta…».

Tornerebbe ancora in tv?
«A Domenica In mi sono divertita, Mara Venier è una matta simpatica, corre in studio, si agita… io ho fatto amicizia con tutti ma ho capito che impegni lunghi non me li posso prendere, perchè il mio circo soffre e io soffro lontana da lui. Infatti dopo 5 mesi di trasmissione ho salutato tutti e sono andata a Napoli, perchè la gente del circo era là che chiamava “Moira, Moira”».

Dei suoi trascorsi di attrice cosa ricorda con più simpatia? Germi la incoraggiò molto.
«Di tanti film uno dei più belli è stato Casanova ’70 con Mastroianni, poi i due con Totò, Totò e Cleopatra e Il Monaco di Monza . Il più importante per me è stato Signore e Signori , l’ho visto due anni fa restaurato: Germi mi disse “Moira se studiassi recitazione, saresti brava come la Loren”. Madonna, ma come faccio a levarmi ’sto accento bolognese?».

Il suo look risale al ’60, al film “Sotto 10 bandiere”.
«Fu De Laurentis a volermi così: mi mise in mano ai suoi, ero Miranda e mi trasformò in Moira. Mi disse che le donne che cambiano acconciatura e trucco non hanno personalità. Adesso sono io che quando mi sciolgo i capelli lunghissimi non mi riconosco più».

A San Donà di Piave avete il quartier generale, nipotini compresi.
«Abbiamo comprato una villa del ’700 all’asta, ci sono i capannoni per le attrezzature, c’è tanto spazio. Poi lì vicino sono arrivati mio fratello, i cognati, adesso siamo in tanti. Mia figlia Lara e il mio genero russo che viene dall’Accademia del circo di Mosca tengono i miei due nipoti che vanno a scuola: non vogliono somari in famiglia, devono studiare. Però per questi prossimi quattro giorni saranno eccezionalmente in pista con noi, sono già acrobati bravissimi».

Ogni quanto tempo uno spettacolo va rinnovato?
«Una volta l’anno, almeno, altrimenti stanca. Finché porteremo buoni spettacoli la gente verrà a vederci, se calerà la qualità siamo destinati a perdere pubblico. Si sono arenati in troppi, Nando ha chiuso, la Liana Orfei ha una struttura fissa a Roma per i concerti, siamo rimasti solo in due con grandi strutture e proposte veramente spettacolari: noi e il circo Americano».

Chi le ha insegnato qualcosa di veramente importante?
«Totò. Brutto, eh, ma di una gentilezza squisita, un vero principe. Mi ha trasmesso l’umiltà in un mondo in cui tutti si danno arie. L’umiltà è la forza di chi ha esperienza e guarda lontano. Quando vedo ’ste ragazze che sgomitano per un primo piano in tv, mi chiedo come abbiamo fatto noi tanti anni fa ad emergere. Forse eravamo solo noi stesse».

da Il Giornale di Vicenza  del 29.10.2004

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