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Il Saltimbanco ha messo le tende

di CLAUDIO MARINCOLA

Tutti pazzi per Le Cirque du soleil. Neanche il tempo di tirare su i primi pali del grande tendone in via Cristoforo Colombo (zona Fiera di Roma) ed è già tutto esaurito. Al punto che gli organizzatori hanno deciso di prorogare le repliche fino al 31 ottobre, e non è esclusa una ulteriore proroga fino a metà novembre. È bastata l’apparizione di acrobati e giocolieri a Trinità dei Monti – dove in occasione della Notte bianca, si erano radunate 50 mila persone – per scatenare subito la caccia al biglietto.
Intanto la cittadella degli artisti sta sorgendo. È le Grand Chapiteau, un gigantesco villaggio itinerante, con un diametro di 50 metri e una capienza di circa 2400 posti a sedere. Una squadra di tecnici ha iniziato a montare la tecnostruttura che occupa un’area di 20 mila metri quadri. Per ultimarla occorreranno, tutto compreso, cucine, palestra, scuola, spogliatoi, docce, camerini, produzione e amministrazione, altri 6 giorni di lavoro. Il tutto è stato gestito come un “evento”, davanti a decine di telecamere, secondo un rito consolidato, all’insegna del “tutto quanto fa spettacolo”.
Le Cirque debutterà il 7 ottobre e sarà la “prima” romana del Saltimbanco : l’invenzione di un gruppo di artisti di strada e di menestrelli che nella metà degli anni Ottanta, in Quebec, con l’aiuto del governo canadese, ideò questo spettacolo di ombre e di luci, suoni, colori, fantasie, che ha già incantato 33 milioni di spettatori nel mondo (e 173 mila a Milano, nell’ultima tappa italiana). Il regista del Saltimbanco è un italiano, anche se di origini belghe. Il suo nome è Franco Dragona, la sua idea è un viagigo onirico che si ripete dal 1992 sempre diverso portando in scena una parodia della vita. La celebrazione dell’ottimismo, la felicità appesa al nulla, all’uomo che sfida la forza di gravità, il nulla che corre su un filo.
Ecco le Cirque du Soleil, una babele in cui si parlano 25 lingue. Un circo senza animali dove a fare paura sono semmai i numeri: 27 mila dipendenti, 53 artisti di 14 nazioni diverse (di età compresa tra i 7 e i 49 anni) e tra questi due olimpionici, l’olandese Elvira Becks e la russa Elena Grocheva. Sei Tir, 8 bambini e tre maestri al seguito, 125 persone addette al montaggio della struttura e alla sicurezza, una campana da 100 chili che dà il via allo spettacolo, 600 costumi di foggia diversa. Può bastare? No, bisogna vedere per credere. E per sognare.

(da “Il Messaggero”)

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